venerdì 25 gennaio 2013

"La parabola della croce storta" al Museo Nazionale Pigorini

Qui di seguito troverete il progetto de "La Parabola della croce storta- Tracce di cose perdute e di cose a venire", performance che andrà in scena il 9 Febbraio alle ore 17 presso il Museo Nazionale Pigorini.


Compagnia GalloSansone

Regia
FLAVIA GALLO - FIONA SANSONE

Drammaturgia
FLAVIA GALLO

Musiche originali
ALESSIO CONTORNI
IVANO GUAGNELLI

Disegno luci
MARTIN BEERETZ

Attori e attrici
CHIARA CAVALIERI
OTTAVIA LEONI
CHIARA LOMBARDO
ANDREA PANICHI
SAVERIO TAVANO

Foto di scena
PATRIZIA CHIATTI
MANUEL COLOME PEREZ

con la partecipazione di Laboratorio53

http://www.laboratorio53.it/

"La pabola della croce storta" è prodotta da ASSOCIAZIONE ERSILIO M.

"La parabola della croce storta" narra la storia di un paese dove manca l’acqua, da sempre. Sullo sfondo, solitario, un albero. Un “ulivo torto”, protagonista invisibile ma imponente di questa opera prima già rappresentata presso il Teatro Centrale Preneste ed Il Teatro Biblioteca Quarticciolo di Roma.

La Compagnia GalloSansone incontra nel giugno del 2012 i rifugiati del Laboratorio53 in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato. Le registe, gli attori e le attrici, i musicisti cominciano un intenso scambio con gli uomini e le donne di questo laboratorio di civiltà e accoglienza, sulla base di una comune esperienza di migranza. I due gruppi congiunti si raccontano in cerchio, con tutto il corpo, con tutta la voce, con tutta la materia.

Cosa succede al racconto di sete di giustizia di un Sud indefinito se a narrarlo è una voce che ha un’origine altra? Cosa succede ad una storia se chi le dà fiato è libero di sentirla ed immaginarla con tutta l’espressione del proprio pensiero, con tutte le connessioni memoriali e materiche che la sua biografia gli consente?

Ecco che le radici di legno di albero storto, allegoria della più maestosa antichità resa improduttiva dal tempo e dalla natura, si trasformano in un luogo di compresenze pluriculturale, plurilingue e generativo di immagini, di frammenti di senso, di tracce.

La lingua italiana, nel suo registro poetico e metaforico, verrà esperita come una agorà posta all'incrocio di diverse vie, come fonte di metafore per convivenze future in cui la lingua stessa diviene il primo ente reale, corporeo, umano di una cittadinanza condivisa. Una lingua che si apre a nuovi sensi, una lingua che ascolta, accoglie e si va creando nell’atto stesso del dire. Una lingua che ammette variazioni e avanzamenti che solo una comunicazione autentica può tracciare e suggerire.

Dall’entroterra siciliano al Mali, dalla Costa D’Avorio alle montagne abruzzesi, da Lagos a Roma, Parabola viaggia attraverso le memorie e le immaginazioni e diventa un catalogo di materiali, elementi e masse perdute vendute dimenticate rubate spostate mai classificate prima tra gli elenchi del mondo sensibile: le scarpe del ballo, il vestito della cerimonia, la croce, la lettera non consegnata, i fiammiferi, il cappotto pesante, il bicchiere trasparente del miracolo… Parabola diventa con più forza la storia di cose vecchie abbandonate alla polvere, di cose nuove ancora da toccare, di cose da abbandonare e di quelle che devono per forza passare il confine.

Questa raccolta di pensieri e memorie plurime, laddove la parola manca perché straniera, diventa azione di scelta e visione, in cui il pensiero si fa oggetto e la memoria diventa silenziosa materia che attraversa le latitudini e si sofferma, ma solo per poco, attorno a fuochi antichi che non ci sono più. Queste storie si riempiono, transitano, attraversano i corpi sottoforma di suoni e cominciano ad abitare muti gli oggetti in cui permangono.

Ma perché vogliamo raccontare così, in questo nuovo cerchio, in questo nuovo insieme? Noi crediamo che le narrazioni generino comprensione, educhino gli esseri umani a sentirsi. Vi presentiamo, quindi, il risultato di questo farsi pietra, legno, filo e metallo delle nostre parole, assieme a tutte le possibili mappe sentimentali che l’accumulo di diverse vite può generare.

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